Nella casa del Padre.    Gv 14, 1-12   

Nel vangelo di oggi Gesù utilizza un’altra immagine per dare il suo insegnamento: l’immagine della casa. Il tema della casa è diventato di particolare attualità in questo tempo nel quale ci è stato imposto di restare a casa, e di essa ne abbiamo sperimentato la complessa esperienza. Recentemente, in un incontro con gli adolescenti attraverso la tecnologia di internet, abbiamo chiesto di esprimere con una parola l’esperienza della casa fatta in questo tempo. Ci sono state date risposte diverse e contraddittorie, l’esperienza della casa è stata descritta come litigio, silenzio, tensione, solitudine, ma più numerose sono state le parole positive: aiuto, amore, complicità, gioia, relazione, gioco, sicurezza.


+ Dal Vangelo secondo Giovanni

« In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: "Vado a prepararvi un posto"? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: "Mostraci il Padre"? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere.
Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».
 »

Se pensiamo all’esperienza della casa in questo tempo di vita trascorsa nell’abitazione, certo viene in mente la solitudine di molte persone che sono state costrette a vivere ancor più nell’isolamento, possiamo pensare a persone che hanno sperimentato maggiormente la mancanza del necessario, la difficoltà a trovare aiuto. Il lungo tempo trascorso in casa fianco a fianco può aver generato tensione, litigio, scontro, i giornali danno relazione di un’accresciuta violenza domestica soprattutto nei confronti della donna. Ma la casa è stata anche il tempo dove riscoprire la bellezza dello stare assieme, c’è stato modo di riscoprire le relazioni tra marito e moglie, tra genitori e figli, leggere libri, vedere film, giocare insieme, fare il pane e cucinare.

La parola “casa” richiama alla nostra mente la casa della nostra infanzia, quella che ci collega alla nostra origine, quella dove siamo stati figli. Penso che tutti, anche se abbiamo più volte dovuto cambiare abitazione, conserviamo una foto o un oggetto che ci ricorda “quella casa”, che ci aiuta a trovare traccia della storia di chi è vissuto prima di noi, dal quale abbiamo ereditato il nome, e con esso il nostro bagaglio genetico e l’insieme di quei tratti somatici che ora costituiscono la nostra persona.

Quella prima esperienza rimane nella memoria e speriamo di ritrovarla in ogni altra casa che le vicende della vita ci faranno abitare. La casa è il luogo dove siamo riconosciuti per il nostro nome, il nome che ci distingue dai nostri fratelli, ed esprime la nostra singolarità.

Ungaretti così dice della sua casa: Sorpresa / dopo tanto / d’un amore / Credevo di averlo sparpagliato / per il mondo

•  La casa è il luogo dell’intimità, dove noi possiamo stare finalmente spogli degli abiti delle apparenze che nella società siamo costretti a indossare, abiti cui spesso affidiamo il compito di darci identità. Ci sono ambiti in cui ognuno è considerato per la divisa che indossa, per il ruolo che esercita, per il tenore della sua economia, per la sigla apposta sul biglietto da visita.

•  La casa è il luogo dove possiamo manifestare senza vergogna la parte più intima di noi, quella delle nostre emozioni. La casa è il luogo dove possiamo stare anche a contatto con la zona oscura di noi, la parte del nostro limite e del nostro errore.

•  La casa è il luogo della cura, dove troviamo un cibo prezioso che magari non ha il sapore della competenza dello chef, ma ha il sapore dell’amore di chi l’ha preparato. In casa si conserva quell’unguento raro, quella tisana preziosa che sa lenìre le nostre ferite.

•  La casa è quel luogo sicuro dove sappiamo che potremo sempre ritornare con la certezza di essere riconosciuti e accolti. Proprio perché c’è una casa in cui potremo ritornare, possiamo avere l’audacia di partire per l’avventura della nostra libertà.

•  Se la vita ci costringe a partire per vivere la nostra avventura sulle strade del mondo, il ricordo della casa genera una struggente nostalgia e il bisogno di tornare a quei luoghi consueti e familiari.

•  Capiamo perciò il dramma di tante persone che bussano alla porta della parrocchia o del centro di ascolto dicendo di non avere una casa, e la paura di altre persone che chiedono un aiuto per l’affitto perché rischiano di perderla.

•  La casa è dunque un luogo di relazioni, le quali ci fanno sentire amati, ci danno consapevolezza di essere unici, diversi da ogni altro e ci aprono con fiducia all’avventura della vita.

Ecco la promessa del vangelo: quella casa esiste, Gesù è figlio in quella casa che ci ha fatto vedere con la sua vita; lì c’è posto per tutti, e ci si arriva cercando di vivere come ha vissuto Lui.

il Parroco