Voi in me e io in voi.    Gv. 14,15-21   

Certamente l’anno 2020 entrerà nella storia e, quando si scriverà un libro per raccontare gli avvenimenti di questo secolo, un ampio capitolo sarà dedicato a ciò che stiamo vivendo in questo strano perìodo di pandemìa. Quest’anno si fisserà nella nostra memoria e lo ricorderemo per sempre, per il disagio che ha comportato, per i cambiamenti che ci sono stati imposti e purtroppo per le conseguenze economiche che ci ha lasciato. Uno degli effetti della vita in casa è anche la diversa percezione del tempo, che a volte sembra non passare mai, altre volte corre velocissimo e quasi ci sfugge. Il fatto di aver trascorso in casa tutte queste domeniche rendendole uguali agli altri giorni feriali, non mi ha fatto percepire l’avanzare nelle settimane del tempo pasquale, così all’improvviso mi trovo ormai giunto in prossimità della sua conclusione.


+ Dal Vangelo secondo Giovanni

« In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».
 »

•  Ritorna oggi una domanda che ci siamo già posti: Cosa c’entra Gesù con me? Che cosa viene a me dalla sua resurrezione?

Al massimo possiamo essere ammirati dalla sua forza nel restare fermo e fedele fino alla fine ai suoi princìpi, possiamo essere stupiti che abbia espresso sentimenti di perdono, commossi o sconvolti dalla sua ingiusta sofferenza. Però poi dobbiamo considerare che noi non siamo della sua stoffa, fino a concludere che seppure ammirati della sua vita, la nostra ce la dobbiamo aggiustare come possiamo.

Eppure questo è il paradosso cristiano, quello di credere che la vita di Gesù, anche la sua passione, la sua morte e resurrezione abbia qualcosa da dire alla vita di tutti. L’annuncio cristiano della morte e resurrezione di Gesù, ha anche a che fare con ciò che stiamo vivendo in questo tempo. Come leggere nella luce di Gesù ciò che sta accadendo in questo tempo nel mondo? Penso che dovrà esserci un tempo nel quale cercare di mettere in comune le nostre riflessioni e provare a dare risposta a questa domanda.

Non è una lettura cristiana quella di attribuire a Dio una volontà esplicita sui fatti che stanno accadendo, cioè non si può dire che questo è un castigo o un segno voluto da Dio per insegnare delle cose. Ritengo che l’attuale pandemia sia parte della dinamica della natura, che certamente ha una prevalente energia positiva, che la porta a essere propagatrice della vita e nella sua evoluzione tesa al miglioramento, ma che non esclude l’incidente di percorso o un suo errore.

Penso caso mai, che ci sia una responsabilità dell’uomo, non perché il virus sia stato costruito artificialmente in qualche laboratorio, quanto piuttosto perché non si sono impiegate tutte le energie necessarie per la ricerca sulle malattie, non si è realizzato uno stile di vita rispettoso dell’ambiente e si è costruito un mondo nel quale il benessere di alcuni è fondato sulla povertà di molti. Chi vive nei territori in cui c’è la guerra, nei territori in cui sono diffuse gravi malattie, in quei paesi nei quali ampi strati della popolazione mancano di cibo e di acqua, sperimenta come condizione quotidiana ciò che noi viviamo come eccezionale. Se c’è un messaggio che viene dalla pandemia, è un invito a svegliarci, a guardare alla sofferenza degli altri, alla sofferenza del mondo.

•  Che cosa dice Gesù, cosa dice la sua morte e resurrezione?

C’è un modo di vivere che offre motivi per gioire anche quando l’esperienza evidente della vita non ne offrirebbe, un modo di vivere che riesca a ricercare insieme con la propria felicità anche quella di tutti gli altri. Affermando che Gesù ci ha salvato con la sua Pasqua, diciamo che gli atteggiamenti vissuti da Gesù nel suo percorso di passione, la sua fiducia filiale nell’amore del Padre e la misericordia vissuta di fronte ai malvagi, mostrano con la resurrezione, che quella è la via per raggiungere la gioia.

Potremmo dire: vale ciò che si è, non ciò che si ha; vale ciò che si dà, non ciò che si tiene per sé. È ciò per cui Gesù è vissuto, è ciò per cui Gesù è morto. Grazie allo Spirito, può diventare ciò per cui anche noi viviamo.

il Parroco