Dare testimonianza. Gv 1, 6-8. 19-28
« Venne un uomo mandato da Dio: Anche in questa settimana parliamo di attesa, quella degli inviati dai Giudei, sacerdoti e leviti, che vanno a interrogare Giovanni Battista; probabilmente erano preoccupati di perdere i clienti del tempio in favore di una nuova corrente religiosa. Magari avevano un’altra preoccupazione, quello era un tempo strano, spuntavano come funghi persone che si autoproclamavano “messia” ed era necessario tenere tutto sotto controllo, se mai uno fosse stato quello giusto. Con i romani che presidiavano tutto il territorio, chi non avrebbe aspettato un messia che finalmente realizzasse la liberazione da quel potere? Recentemente gli educatori del gruppo giovani mi hanno fatto conoscere don Alberto Ravagnani, il quale ogni settimana sui social lancia un messaggio per i giovani e nel messaggio di questa settimana ha detto: • Così dice, don Alberto Ravagnani ... « Che cosa stiamo attendendo? Il vaccino? Sì stiamo attendendo che la pandemia finisca e possiamo tornare ad abbracciarci come prima. Vorremmo almeno tornare ad assaporare la normalità di prima, per questo abbiamo assolutamente bisogno di un vaccino; ma di certo non sarà il vaccino a salvarci. C’era gente triste anche prima della pandemia, le persone si sentivano sole anche prima del distanziamento sociale; ora sembra che il covid sia la causa di tutti i mali, ma ci dimentichiamo che stavamo male anche quando stavamo bene. Non basterà un vaccino a salvarci perché la salvezza è la gioia anche dentro la malattia. » Ecco la proposta: coltivare non il desiderio di tornare alla vita di prima, quanto piuttosto ad una vita migliore di prima. Il progetto di questa vita migliore ci viene suggerito dalla prima lettura: “ portare il lieto annuncio ai miseri, fasciare le piaghe dei cuori spezzati, proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, promulgare l’anno di grazia del Signore. ” Ci ricordiamo che queste stesse parole di Isaia Gesù le prende come proprio progetto di vita, quando a Nazareth nella sinagoga inizia la sua missione profetica, perciò è proprio con Gesù che potremo vivere una vita migliore.. La comunità cristiana ha conservato la testimonianza di Giovanni Battista perché aiuta a riconoscere Gesù, quale Messia e inviato di Dio. Proprio il testo di oggi pone l’accento su come la figura del precursore sia funzionale a svelare pienamente Gesù, infatti, abbiamo ascoltato che Giovanni Battista distoglie ogni attenzione da sé per puntare il cono di luce su Gesù, al quale deve essere rivolta tutta l’attenzione. Giovanni è un faro puntato che serve a indicare che al centro c’è Gesù. . Non fermiamoci solo alla commozione perché ricordiamo Gesù bambino, non limitiamoci a pensare alla poesia del presepe, cerchiamo di guardare alla sua vita e dall’ascoltare il suo insegnamento, dal credere vero che Dio è quel Padre di cui egli ha parlato, la nostra vita troverà la gioia. |
il Parroco |