Il Regno di Dio è vicino.   Mc 1, 14-20


+ Dal Vangelo secondo Marco

« Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo".
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: "Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini". E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch'essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui. »

Gli studiosi che analizzano le tracce lasciate dai primi uomini, vissuti in Africa duecentomila anni fa, spesso attribuiscono a circostanza casuale il formarsi dei primi viventi, dai quali ha avuto origine l’umanità. Ma riflettendo sui passaggi dell’evoluzione che hanno portato, con un percorso durato milioni di anni, alla nascita dell’uomo noi non vediamo l’accadere di una serie di circostanze fortuite, quanto piuttosto il compiersi di un disegno che nasce dall’intenzione di un Creatore. Non guardiamo al formarsi del mondo come ad un’opera compiuta della quale dobbiamo solo usufruire, il mondo è ancora in evoluzione e ancora si sta facendo. La creazione si deve compiere con la realizzazione di una relazione armoniosa tra l’opera dell’uomo e l’ambiente naturale con le sue risorse, e si deve ancora compiere nel realizzarsi di una società che sia costruita sul riconoscimento della dignità di ogni persona, che attraverso la comunione fraterna, assicuri condizioni di vita giuste per tutti. La creazione si deve ancora compiere nella elevazione dell’uomo che è chiamato a realizzare la sua vita aprendosi al mistero trascendente di Dio, coltivando il desiderio di essere eternamente con Lui.

“Il regno di Dio è vicino” è l’espressione sintetica che Gesù utilizza per rappresentare l’intento che guida la sua vita; è una espressione per noi misteriosa, che possiamo chiarire attraverso l’esame di ciò che Gesù compie. Egli ha una coscienza che lo illumina e che guida la sua vita: Dio è suo Padre, un Padre che ama di assoluto amore. Essere figlio di fronte a Dio costituisce la sua identità, ciò che dà valore alla sua persona. Dalla relazione filiale con Dio, Gesù fa derivare tutte le scelte della sua vita, e spiega la sua vita in questo modo: “Io non faccio nulla da me stesso, ma faccio sempre e soltanto ciò che vedo fare dal Padre.” Potremmo dire che la relazione col Padre è ciò che dà significato alla vita di Gesù, relazione che spiega la sua origine: da dove viene, illumina il suo sguardo verso il futuro, perché sa che il Padre non lo abbandonerà. Dalla relazione col Padre attinge la coscienza del suo valore, che gli deriva dal sapersi amato, per cui può vivere un atteggiamento di libertà, perché sempre guidato dalla luce interiore che lo abita.

Dalla relazione col Padre, Gesù attinge anche uno sguardo nuovo sugli altri: nell’amore del Padre ogni altro uomo o donna è reso partecipe del medesimo amore, quindi investito di una particolare dignità, la medesima dignità di figlio. Non sempre però le persone vivono guidate da questa consapevolezza. Ci sono a volte circostanze che impediscono di riconoscere la propria dignità di persona e di gioire del dono della vita. Quando la vita attraversa l’esperienza della sofferenza, diventa difficile riuscire a riconoscere la propria dignità, si può sentire la vita come una condanna. Chinarsi sulle persone ferite dall’esperienza del dolore per lenire ogni piaga, guarire chi è malato, poter dare a tutti l’esperienza di essere amato è dunque il compito che Gesù sente di dover svolgere nei confronti di tutti.

•    Alcuni spunti:

Siamo abituati a leggere il vangelo a piccoli pezzi ed è giusto così, in questo modo assimiliamo la Parola confrontandola con la nostra vita. Può essere utile qualche volta, leggerlo tutto di seguito: nel caso del vangelo di Marco che è il più breve, questo è possibile. Se lo facessimo, saremmo colpiti da quante volte ricorre l’avverbio “subito”. Gesù sente l’urgenza di realizzare una vita che attui la volontà di Dio e coinvolge delle persone a condividere questo progetto, che subito abbandonano ogni cosa per Lui.

Penso che tutti i credenti in Dio vivano in questo tempo un turbamento e che siano portati a chiedersi: "Come si sta costruendo il regno di Dio al tempo della pandemia?". "Come componiamo la nostra fede in Dio creatore e la diffusione del virus che sta generando dolore in tutto il mondo?". Domande sulle quali dovremo riflettere anche noi.

Penso che la diffusione del virus abbia segnalato un mondo diviso dai troppi egoismi, e che la strada per vincerlo sia quella di superare le ragioni di separazione e contrapposizione per camminare verso un mondo più umano e fraterno.

il Parroco