Se vuoi, puoi purificarmi!   Mc 1, 40-45


+ Dal Vangelo secondo Marco

« In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: "Se vuoi, puoi purificarmi!". Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: "Lo voglio, sii purificato!". E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: "Guarda di non dire niente a nessuno; va', invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro".
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte. »

Al tempo della mia adolescenza, grande impressione aveva suscitato l’incontro con i missionari che periodicamente visitavano il nostro seminario. C’erano i missionari della nostra diocesi che venivano dall’Indonesia e anche altri missionari incaricati annualmente di fare a noi seminaristi la proposta della vocazione missionaria. Attraverso di loro siamo stati informati della povertà che condizionava le popolazioni dove i missionari operavano, e della grave situazione sanitaria dovuta particolarmente alla diffusione della lebbra. L’interesse suscitato dai missionari ha spinto me e i miei compagni ad approfondire questo argomento; abbiamo allora conosciuto personaggi come Albert Schweitzer, un grande teologo diventato medico e partito per l’Africa a fondare un ospedale perché non gli bastava parlare di Gesù, ma sentiva la necessità di mettere in pratica il suo messaggio. Uguale interesse aveva suscitato la vicenda di Raoul Follereau, il giornalista francese di successo che durante una battuta di caccia in Africa, dopo aver incontrato alcuni lebbrosi, fece della lotta alla lebbra, lo scopo della sua vita. Ricordo anche l’impressione che aveva suscitato il racconto della vita di padre Damiano e dei malati dell’isola Molokai e la proiezione del film a lui dedicato.

Attualmente la lebbra è ancora diffusa nei territori più poveri del mondo e a causa della assenza di medicine e di strutture sanitarie è ancora pericolosa, anche se è stata studiata e se presa in tempo e curata, dalla lebbra si può guarire. In passato, la forma ripugnante con cui si manifesta la malattia, le sue conseguenze così invalidanti e mortali, e ancora la sua contagiosità, ponevano il malato di lebbra in una condizione di terribile emarginazione.

Anche la prima lettura ci ha fatto capire qual era la condizione raccapricciante di un malato di lebbra ai tempi di Gesù. Ciò che appare ancora più sconcertante è che il testo sacro attribuisce a Dio la volontà di considerare impuro tale malato e fosse sua volontà la conseguente emarginazione.

Possiamo comprendere che ci fosse la necessità di preservare gli altri dal contagio, ma è difficile per noi accettare che tale legge esprimesse la volontà di Dio, attribuendogli l’intenzione di caricare il malato di una simile emarginazione, considerandolo addirittura impuro e rifiutato da Dio.

•    Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; [...] ma a dare pieno compimento.

Proprio queste considerazioni danno valore all’azione di Gesù: se la legge chiedeva di tenere il malato distante, Gesù permette invece che il malato gli si avvicini; se la legge imponeva di considerare il lebbroso un impuro, Gesù lo considera invece una persona. Toccando il lebbroso, egli esprime la volontà di mettersi in relazione, di immedesimarsi con lui, di caricarsi della stessa condizione d’impurità. Gesù, che agisce lasciandosi guidare dalla volontà di Dio, ci dice che Egli non esclude e non maledice nessuno, che per Dio nessuno è impuro o escluso per sempre.

Domenica scorsa papa Francesco, commentando il vangelo del giorno ha detto queste parole che sono valide anche oggi:

« Fin dall’inizio, dunque, Gesù mostra la sua predilezione per le persone sofferenti nel corpo e nello spirito: è una predilezione di Gesù avvicinarsi alle persone che soffrono sia nel corpo sia nello spirito. È la predilezione del Padre, che Lui incarna e manifesta con opere e parole. I suoi discepoli ne sono stati testimoni oculari, hanno visto questo e poi lo hanno testimoniato. Ma Gesù non li ha voluti solo spettatori della sua missione: li ha coinvolti, li ha inviati, ha dato anche a loro il potere di guarire i malati e scacciare i demoni. Prendersi cura dei malati di ogni genere non è per la Chiesa un’“attività opzionale”, no! Non è qualcosa di accessorio, no. Prendersi cura dei malati di ogni genere fa parte integrante della missione della Chiesa, come lo era di quella di Gesù. La realtà che stiamo vivendo in tutto il mondo a causa della pandemia rende particolarmente attuale questo messaggio, questa missione essenziale della Chiesa. »

Questo vangelo parla anche a noi, dicendoci che se anche siamo in piena salute possiamo essere malati di una lebbra spirituale, che è l’indifferenza di fronte alla sofferenza degli altri, ed è proprio da questo che dobbiamo chiedere di essere guariti.

il Parroco