Davvero quest’uomo era Figlio di Dio.   At 4, 32-35   Gv 20, 19-31   Tempo di Pasqua II


+ Dagli Atti degli Apostoli

« La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune.
Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore.
Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno. »


+ Dal Vangelo secondo Giovanni

« La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. »

Nella seconda domenica di Pasqua leggiamo sempre questo episodio del Vangelo, che offre tanti spunti di riflessione:

•    Uno potrebbe essere quello della presenza di Gesù nella comunità dei discepoli nel primo giorno dopo il sabato e poi otto giorni dopo, ancora nel primo giorno della settimana. Questo potrebbe darci l’occasione di parlare della domenica, giorno nel quale si rinnova la presenza di Gesù risorto in mezzo ai suoi, che attorno a lui formano una comunità.

•    Un altro spunto è il tema della fede nella resurrezione di Gesù attraverso la figura di Tommaso, che all'inizio non crede e che, successivamente, approda alla fede pasquale; questo episodio è sottolineato da Gesù con la proclamazione della beatitudine di coloro che credono senza avere visto.

Nei tempi antichi questo giorno era chiamato “domenica in albis”, in quanto coloro che erano stati battezzati nella notte di Pasqua restituivano gli abiti bianchi indossati durante il battesimo.

In tempi più recenti il papa San Giovanni Paolo ha voluto che questa domenica fosse chiamata “della Misericordia”, per la missione affidata da Gesù agli apostoli che devono diventare annunciatori dell’amore e del suo perdono.

Mi sembra molto utile in questa domenica affrontare la domanda su quale sia la relazione tra l’avvenimento che abbiamo festeggiato a Pasqua, la resurrezione di Gesù, e la nostra vita.

Riflettevo nell’omelia del giorno di Pasqua come la resurrezione sia il sigillo messo dal Padre alla testimonianza che Gesù in quanto Figlio, ha dato del suo volto. Proprio nella morte e resurrezione si compie quanto annunciato nel prologo del quarto Vangelo: “Dio, nessuno lo ha mai visto, il Figlio ne ha fatto la rivelazione”. Dalla resurrezione comprendiamo che esiste veramente quel Padre a cui Gesù si è consegnato, è veramente un padre affidabile che ama di un amore più forte di ogni male e della morte.

Riconoscendo vera la resurrezione, affermiamo che Gesù ha percorso un’esperienza umana che corrisponde pienamente all’immagine dell’uomo come Dio lo ha pensato nella creazione; si realizza in Gesù quell’anelito che è nel cuore di ogni uomo, ad una vita che sia piena e che arrivi alla gioia.

La vita che Gesù ha vissuto fino alla pienezza ora è offerta a tutti, perché guardando a lui e calcando le sue orme, ciascuno possa tracciare il proprio percorso. Gesù è dunque insieme la vera immagine di Dio e ugualmente l’immagine dell’uomo. La spiritualità cristiana esprime questo percorso, che chiamavamo di umanizzazione e di divinizzazione; con le parole di San Paolo ai Filippesi: “Abbiate gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù”. La teologia del Battesimo utilizza una formula per esprimere un analogo itinerario, affermando che il sacramento opera in chi lo riceve la possibilità di diventare “figli nel Figlio”.

La fede nella resurrezione di Gesù è autentica se avvia nel credente un percorso come lo ha descritto San Paolo quando dice: “ non sono più io che vivo, ma vive in me Cristo ”.

C’è un gesto che Gesù compie quando appare agli apostoli la sera del giorno in cui è risorto, soffia verso di loro dicendo: “Ricevete lo Spirito Santo.” L’aria che espelliamo dai polmoni deriva dalla funzione vitale del respiro, si può esprimere perciò il senso di quel gesto immaginando che Gesù abbia voluto dire: “il mio respiro deve ora diventare il vostro respiro, la mia vita deve diventare la vostra vita”.

Il compito di rivivere la vita di Gesù per risorgere con Lui non è assegnato al nostro sforzo o al nostro impegno di rassomigliare a Gesù; per il dono dello Spirito, Gesù è già dentro di noi, lo spirito è il divino vasaio che ci modella per conformarci a Gesù.

Possiamo fare una verifica se si sta attuando questo cammino di fedeltà al Battesimo, se lo Spirito Santo ci sta formando ad immagine di Gesù confrontandoci con le altre letture che abbiamo ascoltato oggi. Dei primi discepoli si dice: “La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola.”.Nella lettera di Giovanni abbiamo ascoltato: “chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato”. Ciò che ci rende somiglianti a Gesù è dunque l’Amore.

il Parroco