Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.   Mt 28, 16-20       Tempo Ordinario IX


+ Dal Vangelo secondo Matteo

« In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». »

Considerandola vita dei santi, uomini e donne che hanno vissuto in modo esemplare la fede cristiana, siamo indotti a pensare che esistano molti cristianesimi. Di queste figure esemplari, alcuni si sono ritirati, fuori dalla vita sociale per immergersi nella preghiera e altri si sono immersi nella vita sociale per soccorrere i più sofferenti. Ci sono esperienze ecclesiali e ordini religiosi votati ad una vita di solitudine e di preghiera, altri votati all’assistenza e alla cura dei poveri. Possiamo chiederci: “Che cosa accomuna questi diversi cammini?”

La festa di oggi ci invita a riconoscere che al centro dell’opera di Gesù, al cuore della sua missione c’è l’offerta di un cammino per conoscere Dio e aprire la strada all’incontro con Lui. Poiché chiamiamo fede l’atto con cui una persona riconosce vera la presenza di Dio, e dalla relazione con Lui fa dipendere la vita, possiamo dire che Gesù ci ha tracciato il cammino della fede.

•    Dalla fede riceviamo la luce che permette di riconoscere il valore di ogni persona. Tutti chiedono di poter essere riconosciuti nella loro dignità. È difficile affrontare il compito della vita giornaliera pensando di essere soltanto un grumo di materia che, come metéora, è destinato a sparire nel nulla. Con la luce della fede riconosciamo che ogni persona è resa partecipe della dignità di figlio di Dio, è dunque una creatura che vale per se stessa, un valore non diminuito da alcuna circostanza esteriore.

•    Dalla fede nella presenza di Dio nasce quella visione della persona come “ essere spirituale ”, non riducibile alla sua dimensione materiale e corporea. Chiamato a realizzarsi attraverso l’apertura alla relazione con Dio, l’uomo non esaurisce l’orizzonte della vita con il soddisfacimento dei suoi bisogni materiali. Nella fede si trova la ragione della rappresentazione dell’uomo come un pellegrino sempre alla ricerca di una nuova méta. La ricerca della conoscenza, la capacità di sostare con incanto di fronte alla bellezza, sono esperienze che avvicinano a quella possibilità che solo alcuni raggiungono, di stare cioè nella preghiera, alla presenza di Dio.

•    Dalla fede nasce la responsabilità di avere un rapporto nuovo con l’ambiente nel quale siamo chiamati a vivere. Noi non siamo padroni delle risorse che ci sono date dalla natura, le abbiamo in consegna per custodirle, facendo in modo che attraverso la loro grandezza splenda la luce del Creatore. Proprio perché sentiamo che l‘aria, il mare, la campagna, le fonti di energia e tanto altro ancora, ci è dato da Dio, sentiamo anche il compito di tutelare e consegnare questi beni perché servano ancora a chi verrà dopo di noi.

Dal credere in Dio che come Padre è la sorgente della vita di tutti gli uomini, nasce uno sguardo nuovo su ogni altro uomo o donna che vive nel mondo: poiché generato dal Padre di tutti, ha per noi il nome di fratello.

Dalla fede nasce l’esigenza di costruire un progetto di società nel quale il bene cercato per il singolo corrisponda anche al bene di ogni altra persona che ci vive accanto.

Riflettendo che attraverso Gesù abbiamo incontrato la presenza di Dio, sorge subito anche una grande domanda: “Come mai oggi tante persone affrontano la vita senza sentire alcun bisogno di Dio?”. Quest’anno poi penso che tutti ci siamo chiesti: “Dov’è Dio rispetto al dolore dei malati, dei numerosi morti e delle difficoltà economiche di molte famiglie?”. Qualcuno ha trovato conferma alla sua posizione scettica ritenendo che Dio avrebbe dovuto impedire questo dolore. Alcuni affermano che c’è stato un ritorno alla fede e molti si sono riavvicinati alla preghiera. I profeti apocalittici hanno cavalcato la diffusione del virus leggendola come un castigo mandato da Dio.

Penso che dobbiamo leggere il contagio come una delle possibilità del processo evolutivo della materia, che l’uomo avrebbe dovuto studiare e dal quale avrebbe dovuto imparare a difendersi. Penso che la fede in un disegno buono di Dio sia invece la forza che impedisce di arrendersi e fa venir voglia di lottare e di ricostruire. Penso che proprio la fede in Dio abbia dato la forza e la dia ancora, per dimenticarsi si sé e occuparsi dei nostri fratelli bisognosi e sofferenti.

il Parroco