Prese a mandarli a due a due.    Am 7, 12-15    Mc 6, 7-13   Tempo Ordinario XV


+ Dal libro del profeta Amos

« In quei giorni, Amasìa, [sacerdote di Betel,] disse ad Amos: "Vattene, veggente, ritìrati nella terra di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare, ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del re ed è il tempio del regno".
Amos rispose ad Amasìa e disse:
"Non ero profeta né figlio di profeta;
ero un mandriano e coltivavo piante di sicomòro.
Il Signore mi prese,
mi chiamò mentre seguivo il gregge.
Il Signore mi disse:
Va', profetizza al mio popolo Israele". »


+ Dal Vangelo secondo Marco

« In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient'altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: "Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro".
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano. »

Il profeta Amos, nella prima lettura fa un ragionamento esemplare rispondendo ad Amasia, il sommo sacerdote che vorrebbe farlo stare zitto; egli infatti, afferma che il compito profetico non l’ha scelto, né corrisponde a un suo interesse, ma è un compito che viene dall’alto e al quale non può sottrarsi. Anche Gesù, rendendo partecipi gli apostoli della sua missione e dando loro il potere di guarire e vincere gli spiriti impuri, li chiama a un compito profetico. In seguito ha esteso questo compito a tutti i discepoli e, nuovamente prima di ascendere al cielo, rinnoverà l’invito a tutti di essere annunciatori del vangelo a tutte le genti.

Questo invito ad essere missionari ha un carattere di particolare attualità, perché costituisce il punto centrale del ministero e dell’insegnamento di papa Francesco, il quale, nel documento programmatico del suo pontificato Evangelii Gaudium, ha invitato i cristiani ad uscire verso la società per offrire a tutti l’annuncio del Vangelo.

Penso che tutti, anche senza questo riferimento autorevole, constatiamo come un gran numero di persone vivono prescindendo da un cammino religioso e incontriamo indifferenza quando cerchiamo di affrontare con i nostri amici il tema della fede. I genitori sperimentano che i figli adolescenti si allontanano dalla chiesa, nella quale sono stati inseriti per il lungo tempo del percorso catechistico. La domanda su come comunicare la fede nella società dei nostri giorni è particolarmente difficile, perché ci troviamo di fronte a persone che non sono assolutamente digiune rispetto alla fede, come accade ai missionari che vanno in territori lontani, ci troviamo di fronte a persone che hanno conosciuto il cristianesimo e ritengono che non serva alla loro vita.

Per la nostra riflessione ci possono aiutare due domande.

•    La prima è sul fondamento della missione e potremmo chiederci: “ Perché devo impegnarmi a comunicare la fede agli altri? ”.

Per prima cosa possiamo notare che è Gesù stesso che va verso gli altri, che porta la pace, che si china sui malati e su chi è imprigionato da forze di male. Il discepolo è chiamato ad amare e ad andare verso gli altri perché è quello che fa Gesù; potremmo dire che chi ha sperimentato l’amore liberante di Gesù, proprio in forza dell’esperienza fatta, proprio come conseguenza dell’amore ricevuto, a sua volta sarà portato ad amare. È proprio una questione di fedeltà a sé e all’esperienza fatta: “ Perché amato, devi amare ”. Lo dice molto bene il papa: “ Se uno ha sperimentato la gioia del Vangelo, deve sentire il bisogno di non tenere per sé questa gioia, ma di donarla ad altri ”.

•    La seconda domanda riguarda lo stile della missione e potremmo formularla così: “ In quale modo posso parlare della fede per essere ascoltato? ”.

Gesù stesso dà le indicazioni per la risposta alla seconda domanda spiegando i criteri che devono guidare l’azione verso gli altri: andare senza denaro, senza sacca, rimanere nella casa dove si è accolti. Nel nostro andare verso gli altri occorre essere poveri e distaccati da ogni interesse e da ogni aspettativa di avere dei vantaggi per noi.

Abbiamo una immagine di missione che ha come obiettivo il far venire tutti in parrocchia ad ingrossare le fila della comunità. Questa è la difficile conversione missionaria: evangelizzare significa andare con gratuità. Nella parola del Vangelo noi riceviamo l’annuncio che ci aiuta a vivere. Ora, oggi c’è bisogno più che mai di una parola che ancora aiuti a scoprire la bellezza della vita, e questa Parola è ciò che noi possiamo portare.

Viviamo in una società pluralista nella quale dobbiamo imparare a stare accanto a persone che hanno culture diverse, non possiamo imporre il nostro punto di vista, ma dobbiamo offrirlo alla libertà delle persone, confidando nella autorevolezza delle ragioni che portiamo.

Rimane poi vero che ciò che rende credibile l’annuncio è la testimonianza della vita, rimane attuale il racconto che ci è arrivato dai primi secoli quando i pagani dicevano dei cristiani: “ Guarda come si vogliono bene ”.

il Parroco