Tutto quanto aveva per vivere».

 Mc 12, 38-44   Tempo Ordinario XXXII


+ Dal Vangelo secondo Marco

« In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». »

Gerusalemme era la città più importante per gli Ebrei, il re Davide l'aveva conquistata e l'aveva designata capitale di Israele, in essa aveva fissato la sua residenza. Al tempo di Gesù c'era il procuratore romano che, dal suo palazzo esercitava il potere. La città era soprattutto la sede del tempio, il luogo più sacro per il popolo d'Israele, quel luogo dove occorreva andare per essere alla presenza di Dio e fare le offerte prescritte dalla legge. A Gerusalemme c’erano le scuole rabbiniche e i diversi gruppi religiosi che affermavano di essere gli interpreti dell’autentica fede. Gesù sa che deve portare a Gerusalemme la sua testimonianza su Dio, per metterla a confronto con l’attività culturale del tempio e con la dottrina insegnata dai diversi rabbini.

Domenica scorsa abbiamo ascoltato il tentativo di uno scriba, che si confronta con Gesù su quale comandamento debba essere considerato più importante. Oggi ascoltiamo Gesù stesso che si mette a confronto con la numerosa folla che sale al tempio a pregare e con quelli che fanno offerte nel tesoro del tempio.

Dall’osservare e confrontare l’atteggiamento delle persone che pregano e fanno delle offerte, nasce da parte di Gesù una riflessione che lo porta a distinguere quale sia il vero volto di Dio e quale debba essere la relazione con Lui.

Agli scribi e ai farisei Gesù rimprovera di vivere una religiosità soltanto esteriore, che mira ad avere comportamenti solo formalmente coerenti con la legge. Uno sguardo esteriore valuterebbe come insignificante l’offerta della vedova povera, ma segnalando quella offerta come la più grande, Gesù mette al centro l’intenzione maturata all’interno della coscienza.

Nella costruzione della nostra identità conta molto quello che gli altri pensano di noi; per ottenere un giudizio favorevole da parte degli altri, spesso ci accontentiamo di dare un’immagine bella di noi. So che è molto impegnativo essere generoso, se non riesco a essere buono mi preoccupo almeno di apparire buono.

Nella nostra società ha preso molto campo la comunicazione, oggi abbiamo a disposizione mezzi per cui non solo le società, ma anche i singoli possono comunicare messaggi a tutto il mondo. Nel profilo con cui ci presentiamo cerchiamo di creare un’immagine accattivante di noi stessi, non sempre veritiera di come siamo realmente. Questa modalità di agire può entrare anche dentro di noi, facendoci accettare molti compromessi pur di ottenere l’approvazione degli altri. Anche se in pubblico riusciamo a sostenere un’immagine solo apparente di noi stessi, c’è poi il momento in cui dobbiamo stare di fronte allo sguardo della nostra coscienza e accogliere il giudizio che ci fa riconoscere quello che siamo veramente. Così, quando ci mettiamo di fronte alla presenza di Dio, sentiamo il Suo sguardo che va oltre il nostro aspetto esteriore per arrivare a guardarci come siamo nel cuore.

A cosa serve allora tutto quello che si ottiene, talora a caro prezzo, se poi un giorno ci accorgiamo che la nostra vita è altrove, che abbiamo fatto di tutto per costruirci un " falso sé " ?    [ Michela Marzano ]

* Gesù pone l’attenzione a quello spazio interiore nel quale nascono le scelte di vita; la persona è riconoscibile per le decisioni che elabora nella sua coscienza. La coscienza limpida e trasparente della donna che con il suo gesto manifesta un cuore rivolto a Dio, emerge particolarmente dal confronto con gli altri, che solo esternamente apparivano generosi; in realtà nel loro cuore Dio aveva un posto marginale, il posto del superfluo. Coloro che hanno versato molte monete non hanno fatto nessun sacrificio: ciò che hanno dato infatti era il superfluo, molte altre monete erano rimaste nelle loro bisacce. La vedova, dando le poche monetine, ha voluto offrire a Dio tutto ciò che possedeva senza tenere niente per sé.

* In questi due atteggiamenti si manifesta il posto diverso assegnato a Dio nella vita delle persone. Siamo portati a vivere come ci fossero due compartimenti stagni: da una parte lo spazio in cui la vita la gestiamo secondo i nostri criteri e con le nostre forze, accanto a questa c’è la vita delle nostre pratiche religiose. Diamo a Dio rimasugli di spazio in una vita che è fondamentalmente gestita per noi. La vedova, con la sua offerta affida a Dio non una parte, ma tutta la sua vita.

il Parroco