Candide come la luce.


Mt 17, 1-9   Tempo di Quaresima II - Ciclo A - Colore viola


+ Dal Vangelo secondo Matteo

« In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti». »

Quando nella nostra vita abbiamo avuto occasione di salire su un monte, abbiamo vissuto un particolare contatto con la natura che ha suscitato una straordinaria emozione.

È possibile provare questa emozione anche sui monti del nostro Appennino, ma meglio ancora se delle Alpi o delle Dolomiti. Una volta giunti sulla cima, ci si dimentica in fretta tutta la fatica fatta per raggiungere quel traguardo. Quando si raggiunge una vetta, di fronte all’ampio panorama che si apre davanti, alla luce del sole che splende, magari amplificata dal riflesso abbagliante della neve, sorge dentro di noi il sentimento della gioia, la percezione della bellezza della vita.

Quando viviamo un’esperienza così, quando gustiamo un momento di vera gioia non troviamo altre parole per esprimere quello stato d’animo se non queste: “Mi sembra di toccare il cielo con un dito”.

Anche salendo sul monte Tabor, questa ripida collina che si eleva nella pianura della Galilea poco distante da Nazareth, dove i cristiani hanno costruito il santuario della Trasfigurazione, permette di vivere una esperienza simile: dall’alto di quel monte lo spettacolo è impressionante, si può girare lo sguardo a 360 gradi e abbracciare con gli occhi tutta la Galilea.

Se il monte già naturalmente aiuta a sentirsi alla presenza di Dio, è ancor più vero che questa presenza l’hanno riconosciuta gli apostoli nella esperienza raccontata dal vangelo di oggi.

-L’avvenimento della Trasfigurazione di Gesù è comprensibile se paragonato all’esperienza del popolo Ebraico, ci ricorda il Sinai, sul quale Mosè era salito per stare alla presenza di Dio e ricevere le tavole della legge. Come sul monte Sinai Dio si era manifestato nella luce, cosi anche nel vangelo è narrata una “ teofania ”, cioè di una manifestazione attraverso segni, della presenza di Dio, confermata anche dalla luce e dal candore abbagliante delle vesti di Gesù. Anche la presenza di Mosè ed Elia, profeti dei quali si dice che sono stati alla presenza di Dio, sta a indicare la consapevolezza di fede che si forma nel cuore degli apostoli: nella persona di Gesù abita la presenza di Dio.

-Di fronte ad un’esperienza così, tutti avremmo detto: “Fermiamoci qui e facciamo in modo di poter prolungare all’infinito la sensazione di benessere che ci invade”. È proprio a questo punto che accade un fatto importante: la visione finisce e tutto ritorna come prima, Gesù invita a scendere dal monte e a riprendere il cammino.

Se facciamo caso ai momenti che hanno preceduto la trasfigurazione, riconosciamo il legame tra la trasfigurazione e la Pasqua di Gesù. Prima di salire sul monte, Egli per ben tre volte aveva annunciato agli apostoli increduli che avrebbe dovuto soffrire molto e risorgere il terzo giorno. La luce della trasfigurazione è quindi anticipo e rinvio alla luce Pasquale. La vera luce si manifesterà nella persona di Gesù solo in seguito al percorso nel quale egli dovrà affrontare la sofferenza della croce.

È come se Gesù dicesse: la luce che vedete adesso è provvisoria, la vera luce la raggiungerò attraverso il percorso della sofferenza e della morte sulla croce.

-In che modo possiamo comprendere che “ via crucis=via lucis ” ? La Croce è luce perché Gesù, attraverso la croce, vive fino in fondo la relazione filiale col Padre, raggiungendo la piena libertà. La croce è luce perché Gesù, dalla fede che ha nel Padre, trova forza per amare persino i suoi nemici, coloro che gli danno la morte.

Vogliamo credere che questa medesima luce possa illuminare il buio che sembra avvolgere il nostro tempo, per questa luce vogliamo continuare a sperare nella pace e iniziare a costruirla nelle nostre relazioni, per questa luce apprezziamo chi è andato a soccorrere quanti sono stati colpiti dal grave terremoto in Turchia e Siria. Per questa medesima luce vogliamo provare compassione e indignazione di fronte alle bare dei migranti che hanno perso la vita a Crotone.

il Parroco