Voi in me e io in voi.


Gv 14, 15-21 -- Tempo di Pasqua VI - Ciclo A - Colore bianco


+ Dal Vangelo secondo Giovanni

« In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui». »

*Ogni uomo o donna che viene al mondo deve rispondere a due fondamentali domande:

la prima possiamo formularla così: “Quale esperienza o quale atteggiamento realizza la gioia che desidero e che cerco di perseguire attraverso le diverse attività e gli interessi che coltivo?”. Molti identificano la gioia con il benessere materiale, il successo, la ricchezza, l’essere in alto nella scala sociale, ammirato e applaudito. La gioia vera deve saper resistere a quelle esperienze come la malattia, la precarietà economica, la solitudine, che ci porterebbero a dire che la gioia non esiste. La verifica decisiva avviene di fronte a quel traguardo che sta al termine della vita di tutti, ed è l’appuntamento con la morte.

la seconda domanda, che spesso censuriamo, ma che una coscienza sincera non può non ascoltare, riguarda la solidarietà con gli altri e potremmo formularla così: “Come posso io essere nella gioia, quando vedo molti altri che sono infelici?”

Proclamando che Gesù è risorto, affermiamo che Gesù ha mostrato una vita che risponde a queste domande; dalla sua assoluta fede nell’amore di Dio riconosciuto come Padre che ama è possibile stare con libertà di fronte alla morte, è possibile custodire un amore per tutti, anche se sono nemici.

*Rimane però una questione cruciale: Come passare da Gesù a noi?

Non ci aiuta a questo proposito dire che Gesù ci ha dato un esempio e tocca a noi cercare di imitare il suo comportamento. Io stesso ho detto in una omelia che dobbiamo assumere come nostro modo di vivere i criteri con cui Gesù ha affrontato la sua morte.

Ma subito nasce immediata l’obiezione: “Come possiamo noi pretendere, con le nostre forze, di vivere nel modo in cui ha vissuto Gesù?” Trovo la risposta a questo dilemma nella parola del vangelo di oggi, dove Gesù descrive quale sarà il suo rapporto con i discepoli. Gesù dice: Io sono in voi. Badiamo bene, non semplicemente davanti a voi come uno che traccia la strada, non semplicemente accanto a voi, come uno che vi incoraggia, ma: “sarò in voi e da dentro di voi, cioè dal vostro interno, vi comunicherò la mia vita”. Chiamiamo questo rapporto di Gesù con i discepoli con la parola: Comunione. La relazione di amore crea comunione; in un’amicizia vera, nell’amore di uno sposo per la sua sposa, avviene uno scambio per cui chi ama vive nell’amato. Questa è la vita cristiana: accogliere nella fede l’amore di Gesù che ci chiama amici e permettere che Gesù diventi una presenza interiore in ciascuno di noi fino a farci vivere come Lui.

Nel vangelo di questa domenica c’è poi un’altra parola che ci spiega come la Sua vita potrà diventare la nostra vita, parola con la quale Gesù annuncia il nuovo dono che da risorto potrà fare agli uomini, il dono di una nuova presenza di Dio. Gesù chiama questa nuova presenza “un altro Paràclito”. Questa presenza nuova di Dio è lo Spirito Santo. “Spirito” traduce la parola greca “to pneuma” che corrisponde alla parola ebraica “ruah”; sia in ebraico che in greco la parola si può tradurre con “vento” o con “respiro”.
   Attraverso il respiro, l’aria ricca di ossigeno entra nel corpo umano, e attraverso i polmoni cede l’ossigeno al sangue, e l’ossigeno è il carburante che fa vivere le cellule. Il respiro dunque permette a qualcosa che è fuori dal corpo, di entrare al suo interno per farlo vivere. Il respiro è un’immagine che ci aiuta a capire il dono dello Spirito: esso comunica la presenza di Dio quale presenza interiore, che agendo dal di dentro, rafforza le facoltà umane affinché possano esprimere la stessa vita di Dio. Lo Spirito Santo, partecipando all’uomo la vita di Gesù risorto, rende veramente la persona “immagine e tabernacolo di Dio”. Lo Spirito Santo è dunque il protagonista della vita del credente, possiamo dire infatti che la sua vita è: “vita nello Spirito”.

il Parroco