a Nazareth

Molte sono le parrocchie che hanno un’intitolazione a un momento della vita di Maria, la Madre di Gesù; alcune alla sua Immacolata Concezione o alla presentazione al tempio, altre al momento dell’Annunciazione, altre alla sua partecipazione al dolore di Gesù sulla croce. La nostra chiesa, nata in riferimento alla casa di Maria ricostruita a Loreto, porta il titolo di Maria, contemplandola nella sua vita di Nazareth. Della vita di Nazareth il vangelo dà solo pochi accenni, dice che: “Gesù cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui”. Abbiamo anche ascoltato che a Nazareth Gesù stava sottomesso a Giuseppe e a Maria. Lo stupore suscitato da Gesù, quando un sabato prende la parola nella sinagoga del suo paese, fa pensare che per molto tempo abbia vissuto una vita normale, uguale a quella di tutti, senza che ci fossero segni esteriori di ciò che poi avrebbe fatto secondo i racconti del Vangelo.

Charles De Foucauld ha avuto una speciale intuizione, che ha guidato tutta la sua vita e che possiamo esprimere così: “Se la vita di Gesù parla di Dio, lo rivela non solo attraverso la straordinarietà dei suoi miracoli, non solo attraverso l’eccezionalità della sua predicazione e del suo insegnamento, ma Gesù ha vissuto per la maggior parte del tempo una vita normale, nascosta, per nulla eccezionale; anche attraverso quella vita Gesù ha parlato di Dio. ”Possiamo fare lo stesso ragionamento a proposito di Maria: se ci colpisce la straordinarietà di Maria che si rende disponibile al progetto di Dio e genera e accompagna nel cammino di crescita Gesù, possiamo cercare di immaginare come gli stessi sentimenti abbiano animato la vita quotidiana di Maria nei tanti anni vissuti a Nazareth e non narrati dai vangeli.

Proviamo allora a descrivere alcune caratteristiche di questa vita di Nazareth, dove le scelte espresse nei momenti importanti come l’annunciazione e la visita a Elisabetta, si manifestano attraverso la vita fatta di cose feriali.

Nella vita di tutti i giorni vissuta accanto ad altri, non serve cercare di apparire o darsi un’immagine diversa dalla realtà, perché in casa siamo conosciuti per quello che siamo. La prima caratteristica con cui identifico la vita di Nazareth è quella dell’autenticità.

         Nazareth dice una vita che si esprime attraverso l’operare semplice e silenzioso per adempiere i compiti quotidiani, ove non contano le parole che vogliono spiegare e giustificare, perché la vita parla già da sé attraverso i fatti.

         Nazareth dice una vita vissuta nell’alternanza tra il fare frenetico e il riposo, tra il canto che accompagna le faccende di casa e il silenzio che permette l’ascolto del cuore e la ricerca di senso delle cose.

         Nazareth dice una vita che ha il suo centro nell’ascolto di Dio e nella preghiera. Forse quella di Loreto non è proprio la casa di Maria, ma quei pochi metri quadrati non devono essere troppo diversi dalla realtà, come pochi metri quadrati tra mura di mattoni e fango sono la casa per miliardi di uomini. Nazareth dice una vita povera fatta di cose essenziali.

         Nazareth dice una vita di relazioni fraterne, perché il cuore è custodito nella pace e ”l’altro” non è il nemico da temere, colui di cui diffidare, ma l’altro è un dono da accogliere, portatore di una diversità che arricchisce la vita. Nazareth è una casa dalla porta aperta per accogliere con disponibilità l’ospite che bussa. Nazareth è una tavola dove c’è un posto disponibile e un pane da spezzare con il povero.

         Un sestrese, pellegrino a Loreto, aveva voluto costruire nella sua città un segno analogo per essere richiamato a vivere secondo lo stile della vita di Maria e di Gesù a Nazareth..

Celebrando la festa patronale, vogliamo fare nostro, quel medesimo ideale di vita

il Parroco